Si conferma «l’opzione preferenziale per i poveri», che è «implicita nella fede cristologica: Gesù, povero e umile, ha fatto amicizia con i poveri, ha camminato con i poveri, ha condiviso la tavola con i poveri e ha denunciato le cause della povertà. Per la Chiesa l’opzione per i poveri e gli scartati è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Per San Giovanni Paolo II, Dio concede a loro per primi la sua misericordia».
Si è riflettuto anche sui «movimenti migratori, una realtà che rimodella le Chiese locali come comunità interculturali. Spesso migranti e rifugiati, molti dei quali portano le ferite dello sradicamento, della guerra e della violenza, diventano una fonte di rinnovamento e arricchimento per le comunità che li accolgono e un’occasione per stabilire un legame diretto con Chiese geograficamente lontane. Di fronte ad atteggiamenti sempre più ostili nei confronti dei migranti, siamo chiamati a praticare un’accoglienza aperta, ad accompagnarli nella costruzione di un nuovo progetto di vita e a costruire una vera comunione interculturale tra i popoli. Il rispetto per le tradizioni liturgiche e le pratiche religiose dei migranti è parte integrante di un’autentica accoglienza».