ACSE

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– LE ISCRIZIONI AI SERVIZI ACSE SONO

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(si consiglia di arrivare alle 09.30 per evitare chiusure anticipate)

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– La sede ACSE di via del Buon Consiglio è APERTA dal 7 gennaio

– La sede ACSE di Piazza San Martino ai Monti APERTA dal 9 gennaio

                                                                                                                                           Grazie!

    A SOCI, VOLONTARI ED AMICI ACSE

    Roma, 01 dicembre 24

    Un saluto e un grazie per la vostra collaborazione, indispensabile per rendere possibili ai cari migranti le diverse attività Acse.

    I servizi sono ormai da tempo attivi. Ogni giovedì all’Accoglienza ci sono sempre nuovi iscritti. La segreteria con l’aiuto del servizio civile è ben funzionante.

    I corsi di italiano (da principianti a B2) sono 9 di cui 3 on-line. Gli studenti sono più di 150. Ogni giovedì ci sono i test dei nuovi iscritti. Gli insegnanti sono oltre una ventina.

    I 2 corsi di informatica, uno per principianti e uno di ICDL sono iniziati in novembre. A differenza degli altri anni in cui c’era grande partecipazione di alunni, ultimamente i corsisi sono una quindicina. Gli insegnanti comunque non si scoraggiano e fanno il loro servizio qualificato.

    Lo studio odontoiatrico è sempre affollato. I pazienti sono circa 250. Anche in questo caso ce ne sono sempre di nuovi. Il lavoro non manca ai nostri dentisti e assistenti che arrivano a fare anche 40 interventi settimanali. Continua l’offerta di protesi. Un riconoscente ringraziamento alla S.I.R.I.O Roma per il generoso contributo elargito allo studio.

    Altro servizio sempre in crescita è quello della distribuzione viveri. Da tempo siamo sempre oltre i 100 pacchi, distribuiti ogni giovedì per famiglie e singoli. In totale ne usufruiscono circa 230/250 persone. Purtroppo, data la crisi del Banco alimentare, che da oltre un anno fornisce poco materiale, non possiamo accettare nuove richieste di aiuto. Una volta questo servizio era a costo zero. Ora siamo costretti ad acquistare viveri. Speriamo si risolva quanto prima la crisi.  Grazie al cielo abbiamo l’aiuto dell’Elemosiniere del Papa, Card. Krajewski, che all’occorrenza riempie il pulmino di P. Milani. Grazie anche alle Suore Guanelliane per i loro contributi.

     […]

    P. Venanzio Milani

    LA SITUAZIONE DELL’IMMIGRAZIONE OGGI

    SIGNIFICATIVA CONFERENZA DI MONS. GIANCARLO PEREGO presidente Cemi e Migrantes della CEI 

    Premessa

    San Giovanni Paolo II scriveva che sui migranti siamo chiamati come Chiesa a dire “una parola profetica che indichi ciò che è sbagliato e incoraggi ciò che è giusto”: una parola profetica che in questo particolare tempo assume un particolare significato. La parola profetica che siamo chiamati a dire sulle migrazioni è che sono una “benedizione”, ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti.

     

    1. Presenza dei migranti, una risorsa

    Partire dalla realtà di una presenza è molto importante, perché diversamente il rischio è il pregiudizio: il rischio è non costruire quelle regole che possono governare e accompagnare un fenomeno in continua evoluzione. Da 33 anni, cioè dagli inizi degli anni ‘90 la Chiesa Italiana attraverso Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes studia la presenza dei migranti nel nostro Paese, parte dalla realtà.

    Parto allora dalla realtà della migrazione come risorsa. La risorsa fondamentale della migrazione sono le persone e la loro presenza: con la loro storia, con la loro professionalità, con la loro età e la loro esperienza. Con il bagaglio culturale e storico che hanno portato in Italia.

    Tale presenza inizia negli anni ’70, quando gli immigrati sono circa 100.000 per arrivare ad essere 160.000 nel 1980, in prevalenza composti da cittadini comunitari. I rifugiati erano in quegli anni circa 2500, accolti in tre campi profughi a Latina, Trieste e Capua e continueranno ad essere in questo numero fino alla fine degli anni ’90. In circa 50 anni gli immigrati sono passati da 100.000 a oltre 5 milioni, con volti e storie diverse. E i richiedenti asilo e rifugiati sono passati da 2500 a 350.000.

    1.1 I volti di questa presenza oggi

    Cerchiamo di scoprire i volti di questa presenza.

    ll contesto internazionale del 2024 racconta di uno scenario della mobilita reso più complicato dal proliferare dei conflitti a livello globale e dal ritorno della guerra nel continente europeo, ma anche dalla fame, che colpisce 900 milioni di persone, 10 volte più di 5 anni fa. Le ultime stime riferiscono di oltre 300 milioni di migranti internazionali, più di 108 milioni di rifugiati, profughi e sfollati (il 40% minori), complicato dal proliferare dei conflitti a livello globale e dal ritorno della guerra. Sono 28 milioni gli sfollati interni a causa delle guerre. Come sempre nella storia, le migrazioni umane si confermano un drammatico ma efficace indice delle crisi globali.

    Oltre 60 milioni sono i migranti in Europa, di cui il 37 milioni nati fuori Europa e 23 milioni arrivati da paesi extra Europei.

    Per l’Italia, da circa dieci anni i migranti regolari sono 5 milioni e 50 mila. Uno scenario che dimostra una perdita d’attrazione del nostro Paese rispetto al primo decennio degli anni 2000. La composizione della popolazione straniera residente per genere conferma una leggera prevalenza della compagine femminile (51,0%).

    Sono 200 le nazionalità presenti in Italia. Quanto alle principali nazionalità, oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia, e alle successive seconda e terza posizione dei cittadini marocchini e albanesi (che si attestano all’8,4% e all’8,3% del totale), notiamo sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche (del Sud Est, in particolare) rispetto a quelle africane come la tunisina, la senegalese, la nigeriana, non più presenti nella graduatoria, dopo il picco di crescita registrato fino a prima della pandemia, in cui la Nigeria – in particolare – era aumentata del 25% (fra il 2018 e il 2019).

    Inoltre, anche fra le provenienze asiatiche, quelle di più storica presenza (come la Cina e le Filippine), sono in decremento, mentre quelle di più recente arrivo (come Bangladesh e Pakistan) stanno consolidando sempre più il loro percorso migratorio. Quanto alla distribuzione territoriale, continua a prevalere l’inserimento nel Nord del Paese (59,1% dei residenti totali), con questa ripartizione: nelle regioni occidentali risiede il 34,3% e in quelle orientali il 24,8%. Con una percentuale pressochè analoga al Nord Est segue il Centro (24,5%) e poi il Sud (11,7%) e le Isole (4,6%).

    La Lombardia si conferma la regione maggiormente attrattiva: da sola conta il 23,1% della popolazione straniera residente in Italia.

    Il numero di richiedenti asilo e rifugiati, regolati da un decreto europeo, si attesta attorno a 350.000, soprattutto in seguito all’arrivo negli ultimi anni di 170.000 richiedenti asilo ucraini che hanno avuto una protezione temporanea. Oltre 100.000 dei richiedenti asilo sono accolti nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria), gestiti dalle Prefetture in collaborazione con associazioni e cooperative, mentre i rifugiati – poco più di 40.000 – sono ancora accolti nei SAI (Sistema accoglienza e integrazione) gestiti dai Comuni in collaborazione con cooperative e associazioni.

    Il volti di questa presenza stanno cambiando i luoghi fondamentali della nostra vita.

    1.2 I lavoratori immigrati

    Quasi la metà dei migranti sono lavoratori regolari. I rapporti di lavoro con cittadini stranieri pari a 2.395.725 unita, di cui 611.200 hanno riguardato lavoratori comunitari (25,5% del totale) e 1.784.525 non-Ue (74,5%). L’aumento dall’anno precedente delle assunzioni di lavoratori stranieri (+12,4%) conferma la tendenza di ripresa dopo la crisi pandemica, già avviato nel 2021, e riguarda tutte le aree geografiche, pur se con maggiore intensità al Nord-Ovest e al Centro. Il loro tasso di occupazione si attesta su valori leggermente inferiori alla media (59,2% contro 60,1%). La maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel lavoro domestico (69,5%), nel settore dell’agricoltura (39,2% del totale) e l’aumento occupazionale più marcato si ha in turismo e ristorazione (+16,8% e +35,7% per la compagine di lavoratori non-Ue) e costruzioni (+8,4%, che sale al +13,8% per i lavoratori non-Ue), settori a maggioranza di occupati maschi. Si spiega anche con questo il persistere di un divario occupazionale consistente fra i generi, soprattutto per i lavoratori non-Ue, con uno scarto di oltre 30 punti percentuali sul tasso occupazionale (per gli uomini e del 75% e per le donne del 43,6%), laddove per gli italiani lo scarto fra i generi e di 17 punti percentuali.

    Il settore sanitario offre un esempio illuminante: sono circa 77.500 i professionisti sanitari di origine straniera che operano in Italia nel 2022, il 65% di essi sprovvisto della cittadinanza italiana. Di questi, 22 mila sono medici, per la maggioranza laureati in Italia, e 38 mila sono infermieri, cui si aggiungono odontoiatri, fisioterapisti, psicologi e farmacisti. Pur operando ovunque, sono esclusi dai concorsi per l’inserimento nel Sistema Sanitario Nazionale: non a caso, negli ultimi 6 anni circa il 30% dei professionisti stranieri e tornato nel Paese di origine, in particolare nei Paesi dell’Est Europa e nei Paesi arabi.

    Il 12,8% delle imprese hanno ormai come titolare un cittadino non comunitario. Il 10% degli artigiani e più del 10% dei commercianti sono ormai stranieri, come il 4% dei lavoratori parasubordinati (oltre 800.000)

    1.3 Le famiglie di immigrati

    Le famiglie immigrate in Italia sono ormai due milioni e quattrocentomila (9,5%).

    Osservando alcuni dati anagrafici sulle coppie genitoriali, emerge che il 60,5% di esse rientra nella fascia d’età 25-34 anni; seguita da quella dei 35-39enni (17,9%). La fascia d’età compresa fra i 30 e i 39 anni assorbe dunque il 47,8% del totale: si tratta pertanto di coppie giovani, ma non giovanissime, che sembrano progressivamente allinearsi a quelle autoctone nell’età genitoriale (l’età media in Italia per la madre e 32 e per il padre 36), effetti diretti anche sul nostro tasso di natalità (1,3), uno dei più bassi in Europa.

    Il calo che si sta registrando anche fra le nuove nascite non lascia purtroppo presagire che si stia andando verso un bilanciamento di questa tendenza: i nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 sono diminuiti del 28,7%, passando da 79.894 a poco meno di 57.000. I nati da coppie miste registrano invece un lievissimo incremento (da 28.553 del 2020 a 28.952 del 2021) e per la maggior parte (20.628) sono stati generati da padri italiani e madri straniere, per lo più sposati. Pertanto, dopo i picchi di crescita registrati nel primo decennio del 2000 (quando fra il 2003 e il 2004 si ebbe un +45,2% di nuovi nati o fra il 1999 e il 2000 un +22,3%) e il numero più elevato di nuovi nati stranieri registrato nel 2012 e ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più  (negli ultimi due anni il calo e stato del -5%, partendo dal -2,7% registrato fra il 2012 e il 2013).In generale, dunque, il modello di fecondità delle donne e famiglie straniere appare adattarsi progressivamente a quello italiano, che da molti punti di vista non propende per la natalità.

    1.4 Gli alunni immigrati

    Sono 872.360 gli alunni immigrati.

    Come già in precedenza, si tratta di ragazzi e ragazze in gran parte originari dell’Europa (44,1% del totale), che si concentrano nelle scuole delle regioni settentrionali di maggiore presenza di famiglie straniere residenti: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La presenza di alunni con cittadinanza non italiana, anche se nati in Italia sono il 67,2%, nelle scuole delle periferie urbane costituisce una sfida per l’intero sistema scolastico: una pluralità che non rappresenta di per sè un elemento di difficolta, ma che, correttamente intercettata e valorizzata, potrebbe anzi costituire un elemento di dinamismo e di investimento formativo. Diversamente il rischio è l’abbandono scolastico. Non è un caso che abbiamo il tasso di abbandono scolastico più alto in Europa, il 13%, che in alcune regioni arriva al 20%.C’è un problema di governabilità della scuola, di accesso all’educazione, che è fondamentale. Come pure c’è un problema di accesso all’università. Siamo penultimi in Europa per numero di stranieri nelle nostre università, ne abbiamo 70.000.

     

    1.5 Nuovi cittadini

    Anche le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto e superato la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione, e solo fra il 2020 e il 2021 sono scese del 7,5%. Infatti, Fra il 2015 e il 2022, sono state oltre 1.050.000 (133.236 solo nel 2022, +9,7% dall’anno precedente). Molti, però, di questi cittadini nuovi sono figli o nipoti di italiani all’estero, con conseguente passaggio di classificazione dalla popolazione straniera a quella italiana da parte dei beneficiari. La scuola ha compreso l’importanza di formare nuovi cittadini e ha introdotto l’educazione civica. La politica non ha compreso l’importanza di favorire la cittadinanza, attraverso una legge che riconosca lo jus scolae o jus culturae. La nostra legge sulla cittadinanza, legge del 1992, ha spostato da 5 a 10 anni la tempistica per ottenere la cittadinanza, che diventano 12 per i tempi attesa e con la legge sicurezza possono arrivare anche a 14 anni. È una legge che non interpreta più la realtà, una legge fondata ancora sullo ius sanguinis che oggi crea delle situazioni assolutamente insensate. Lo scorso anno, ad esempio, 40.000 persone dell’Argentina e del Brasile avendo il trisavolo italiano sono riuscite ad ottenere la cittadinanza italiana, non per venire in Italia ma per andare in Portogallo e Spagna. Mentre 40.000 studenti, che hanno finito le scuole superiori, che sono nati in Italia e che studiato nel nostro paese non hanno la cittadinanza. Non è intelligente, né favorisce la crescita di un Paese dare la cittadinanza per chi la usa strumentalmente per andare in un altro Paese e al quale non interessa niente dell’Italia, e non darla a chi è cresciuto, ha studiato ed è presente nel nostro Paese. Due volte abbiamo fatto cadere il governo per non approvare la legge sulla cittadinanza, contrariamente a quanto espresso dalla società civile, cioè l’insensatezza di non cambiare la legge e unire almeno allo ius sanguinis una forma di ius scolae o ius culturae, come elemento fondamentale per la cittadinanza.

    1.6 La religiosità degli immigrati

    Nell’ultimo anno, le stime indicano come i cristiani, nel loro complesso, abbiano rafforzato la propria posizione di maggioranza assoluta tra gli stranieri residenti sul territorio nazionale , con una prevalenza del 53,5%, a fronte di valori del 53,0% stimato al 1° gennaio dell’anno scorso. Ancora una volta, tale crescita e da attribuire ampiamente alla componente ortodossa, che da sola a inizio 2023 rappresenta il 29,9% del fenomeno migratorio in Italia (era il 28,9% ad inizio 2022), che raggiungono poco più di un milione e mezzo di persone in Italia. Al contrario, la componente cattolica scende al 16,8% d’incidenza ad inizio 2023 (844 mila fedeli), contro il 17,2% del 1° gennaio 2022. Tra i nostri 30.000 preti in Italia 3.000 sono arrivati da molte comunità cattoliche del mondo. Ci sono alcune diocesi, come Ravenna, dove più della metà dei sacerdoti provengono da altri paesi. Quindi anche la realtà della Chiesa si arricchisce di questo mondo, che tante volte è un mondo di una liturgia diversa. Aumenta l’incidenza dei musulmani, al 29,8% al 1° gennaio 2023 (poco meno di un milione e mezzo), a fronte del 29,5% dell’inizio dell’anno scorso. Piu distanti a livello quantitativo si collocano tutte le altre appartenenze religiose: 156 mila buddisti, 136 mila evangelici, 126 mila cristiani “altri” (non ortodossi nè cattolici nè evangelici nè copti), 104 mila induisti, 85 mila sikh, 81 mila copti e 20 mila fedeli di altre religioni, oltre a 478 mila atei o agnostici. Il decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio del Concilio Vaticano II e la Dichiarazione conciliare Nostra Aetate sulle diverse religioni, oggi sono di grande attualità, perché ormai la relazione, il confronto con persone che hanno un’altra esperienza religiosa è diffuso.

    1.7 La risorsa economica

    Questi volti sono la vera risorsa economica, a cui si aggiunge – come dimostra da alcuni anni il Rapporto della Fondazione Moressa, a cui collaboriamo – una risorsa economica: i migranti non costano, ma incrementano le risorse previdenziali e sanitarie ed economiche del nostro Paese. Il saldo tra ciò che l’Italia spende in tutto per i migranti e i richiedenti asilo e ciò che versano i migranti in tasse per il nostro Paese è di quasi due miliardi di euro ogni anno.

    Senza contare poi le risorse economiche che inviano nel loro Paese – le cosiddette rimesse – che si trasformano in salute, scuola, alloggio, vita che, secondo i dati disponibili, nell’ultimo anno (2022) le rimesse dall’Italia sono state pari a 8 miliardi di euro. Quasi 2 miliardi solo dalla Lombardia. Le rimesse degli immigrati sono la prima vera risorsa della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo.

     

     

    2. Problemi

    2.1 Governabilità debole del fenomeno migratorio

    Negli anni ’70, quando in Italia erano presenti 100.000 migranti, non c’era una legge che regolava la loro situazione se non, per i richiedenti asilo. I problemi della loro presenza si affrontavano con circolari ministeriali

    Nei primi anni ’80 si verifica la prima presa in carico del problema e iniziano ad apparire anche i primi germi di estraneità.

    Il numero degli immigrati aumenta gradatamente, ma nel 1986 resta ancora al di sotto del mezzo milione di unità (450.000): questa presenza è comunque abbastanza consistente e inizia ad essere percepita. Dopo una discussione durata circa cinque anni, nel mese di dicembre 1986 viene approvata la legge 943 del 1986 – la legge del democristiano Franco Foschi (1931-2007) -, la prima dedicata all’immigrazione e che coinvolse anche l’opposizione. Per quel tempo può considerarsi una buona legge rispetto alle politiche chiuse degli altri paesi europei. Si parla di parità di diritti per i nuovi lavoratori, di valorizzazione della lingua e cultura di origine, di partecipazione a livello locale, di ricongiungimento familiare. Si provvede anche a regolarizzare la posizione degli stranieri irregolari. In questa fase ricordiamo come si consideri la presenza degli immigrati come temporanea, perchè l’idea del ritorno al loro Paese viene ritenuta normale (per questo viene istituito il Fondo per il rimpatrio),  tanto che non si prevede alcuna copertura finanziaria per le politiche di accoglienza.

    Tra il 1986 e il 1988 i migranti arrivano ad essere 570.000: un balzo dovuto alla prima regolarizzazione disposta dal legislatore e protrattasi per circa due anni (1986-1988).

    Dalla metà degli anni ’80 alla metà degli ’90 si ha la fase dell’emergenza. Si ritiene di dover intervenire in materia, ma lo si fa senza una visione a medio e lungo termine, perché manca ancora in gran parte la presa di coscienza della dimensione strutturale del fenomeno.

    L’approdo in Italia diventa sempre più appetibile e la normativa approvata mostra i suoi limiti a gestire gli arrivi. Nel 1989 l’uccisione nelle campagne di Villa Literno dell’africano Jerry Essan Masslo induce un vasto movimento dell’opinione pubblica, laica e cattolica, a pronunciarsi contro l’insofferenza a sfondo razzista.

    I politici si rendono conto dell’urgenza. Viene approvata la legge 39\90 (nota come “legge Martelli”) da parte di una consistente maggioranza parlamentare che coinvolge anche l’opposizione. Si tratta di una legge ad ampio respiro, specialmente per quanto relativo all’accoglienza dei richiedenti asilo da tutte le parti del mondo, alla regolamentazione del soggiorno, alle garanzie di tutela, alla previsione di una prima seppur modesta dotazione finanziaria per la prima accoglienza (30 miliardi l’anno), alla previsione di un decreto annuale sui flussi, nel superamento delle limitazioni giuridiche in materia di lavoro autonomo, alla regolarizzazione concessa a più di 200.000 persone entrate irregolarmente.

    La scarsa incisività della legge va riferita a fattori di altro tipo: l’esiguità dei fondi (oltre tutto venuti meno dopo tre anni), l’aver mantenuto la chiamata diretta dall’estero come unica via di accesso, il decreto sui flussi concepito spesso come un adempimento “a cose fatte”, l’interpretazione restrittiva della clausola della reciprocità, il mancato coinvolgimento dei paesi di origine degli immigrati.

    Nel 1992 la nuova legge sulla cittadinanza è un grave segnale di chiusura, perché raddoppia da cinque a dieci anni il tempo di attesa per presentare la richiesta di cittadinanza italiana da parte delle persone arrivate nel nostro Paese. Restrittivo è anche decreto legge 489\95, che contiene una parte molto restrittiva sulle espulsioni e sui ricongiungimenti familiari (voluti dalla Lega Nord) e una parte più possibilista sull’assistenza sanitaria e sulla regolarizzazione: alla fine verrà approvata solo la regolarizzazione (più di 200.000 persone).

    Dal 1995 al 1998 inizia una fase di approfondimento che, dopo un percorso tormentato, porta ad approvare una legge sull’immigrazione (n. 40\1998) e il relativo regolamento di attuazione (nel 1999).

    Negli anni ’90 si assiste al raddoppio dei soggiornanti, che passano da 649.000 a fine 1991 a 1.341.000 nel 2000, e ciò aiuta a prendere coscienza che il fenomeno è diventato di massa. Nei primi anni ’90 si registra l’ingresso di persone provenienti dalla penisola balcanica, dove sono scoppiati i conflitti legati all’assestamento della ex Repubblica federale Jugoslava e al suo frazionamento in diversi stati. Successivamente gli immigrati vengono anche dagli altri paesi dell’Est Europa, che diventano i grandi protagonisti sullo scenario migratorio italiano e così, al consistente aumento degli albanesi, fa riscontro successivamente quello dei romeni, dei polacchi, degli ucraini e di altre nazionalità.

    Nel successivo governo dell’on. Prodi la proposta “Napolitano-Turco” diventa legge nel mese di marzo 1998 dopo un duro contrasto da parte delle opposizioni: è questo un segno lampante che, rispetto al passato, l’immigrazione non è più una questione assunta da un ampio schieramento e l’atteggiamento dei politici divide ulteriormente l’opinione pubblica.

    La nuova legge è imperniata su questi tre pilastri: 1. contrasto e repressione dell’immigrazione clandestina e dello sfruttamento dei flussi; 2. programmazione triennale attraverso il sistema delle quote, sganciate dalla indisponibilità della manodopera locale e perseguibile attraverso vari canali; 3. percorsi realistici di integrazione per gli stranieri in posizione regolare. A ciò si aggiunge la regolarizzazione (la quarta, a partire dal 1986) di altri 250.000 immigrati. Questo positivo sviluppo legislativo non viene accompagnato da una maturazione organica dell’opinione pubblica, che risulta divisa a metà: una parte aperta alla nuova presenza e alle opportunità che offre, una parte – quasi altrettanto consistente – chiusa come se si trattasse di un’invasione pericolosa e priva di benefici e non dettata dagli squilibri economici dei paesi di origine e dalle esigenze demografiche e occupazionali dell’Italia.

    Con il nuovo Millennio, cioè dal 2000, inizia un grosso movimento migratorio nel nostro Paese, che durerà per oltre un decennio, fino al 2013. Nel 2003 vengono ampiamente superati i due milioni di presenze: è questo l’effetto della regolarizzazione disposta nell’anno precedente dalla legge Bossi-Fini. Preannunciata nella competizione elettorale dallo schieramento di centro-destra nel mese di maggio 2001, il nuovo orientamento restrittivo si concretizza in un disegno di legge presentato al Senato nel successivo mese di novembre ispirato a criteri di rigidità, che sfocerà nella nuova legge Bossi-Fini del 2002. Di questa legge, incentrata più sulla sicurezza, subito saranno contestati il collegamento strumentale e governato dai decreti flussi tra domanda e offerta di lavoro. La restrizione dei ricongiungimenti familiari, l’aumento dei giorni di trattenimento nei CIE, oggi CPR, da 30 a 60 giorni – oggi arrivati a 18 mesi. Accompagna la legge la regolarizzazione di 700.000 immigrati irregolari. La regolarizzazione si afferma come un provvedimento “bipartisan”: iniziato nella prima repubblica e continuato nel periodo del maggioritario, coinvolge i governi del centro sinistra e, in misura ancora più ampia, quelli del centro destra. Altro non è questo provvedimento se non una realistica presa d’atto della situazione e un riconoscimento, effettivo seppure non formale, di una programmazione dei flussi incapace di governare il fenomeno.

    A fronte di un movimento migratorio crescente nella ‘Terza Repubblica’ cresce una fase di ripensamento. Il problematico accesso del diritto all’asilo, senza un nuovo sistema istituzionale che sostituisse i tre campi profughi chiusi. Alla legge Bossi-Fini si aggiunge nel 2008 il ‘pacchetto Sicurezza’ del Ministro Maroni, che accentua una visione securitaria dell’immigrazione.

    Negli ultimi dieci anni l’immigrazione ha raggiunto i 5 milioni di presenze di 200 nazionalità, con una crescita di arrivi di persone da Paesi africani, del Medio Oriente dell’Asia attraverso la strada del Mediterraneo, con oltre 1 milione di persone sbarcate e l’arrivo di un numero di altrettante persone dalla via dei Balcani. Si tratta però di arrivi e di ripartenze per il 90% di queste persone, per lo più in fuga da guerre, conflitti, miseria, vittime di tratta o da Paesi del Nord Africa in dissesto economico o politico (Le primavere arabe), con la novità di una presenza di minori non accompagnati– in realtà per lo più adolescenti tra i 15 e 17 anni – per i quali la legge Zampa del 2017 ha cercato di dare una risposta di accoglienza non nei campi, ma in comunità e famiglie: percorso solo avviato. Per gli adulti richiedenti asilo e rifugiati – oggi in Italia circa 350.000 – si è costruito un sistema di prima e seconda accoglienza, che accoglie complessivamente 150.000 richiedenti asilo e rifugiati. La prima accoglienza avviene in campi e strutture gestite dalla Prefettura con la collaborazione del mondo ecclesiale e del terzo settore; per la seconda accoglienza degli adulti, a cui si sono aggiunte le accoglienze dei minori e disabili, i Comuni attraverso gli enti ecclesiali e del Terzo settore sono i soggetti. Si è cercato di andare verso un unico sistema di accoglienza diffusa sul territorio nazionale e proporzionale: ma il cammino è stato interrotto. In questi ultimi anni abbiamo un’accentuazione sicuritaria con i decreti sicurezza del Ministro Salvini nel 2018 e 2019. Gli ultimi interventi del governo Meloni – il decreto ‘Cutro’ in particolare, poi trasformato in legge nel 2023 – si muovono in un ambito solo sicuritario, con l’aumento a 18 mesi nei trattenimenti nei CPR e la volontà di una diffusione nelle regioni italiane e anche di costruire un hot spot e un CPR in Albania, con nessuna risorsa aggiuntiva per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati. Per i richiedenti asilo e i rifugiati serve un’accoglienza diffusa sui territori, che non si limiti al mantenimento, ma favorisca programmi di formazione professionale e inclusione sociale.

    Il problema della politica migratoria in Italia è stato quello di non considerare i numeri e le situazioni reali  di questa presenza, i bisogni fondamentali: l’incontro tra offerta e domanda di lavoro, che continua a generare  lavoratori irregolari – oggi ritornati ad essere 500.000; una mancata politica della casa popolare, che vede la difficoltà del lavoratore straniero di ricongiungersi con la famiglia, il non riconoscimento dei titoli di studio, la non considerazione di una legge sulla cittadinanza fondata sullo jus culturae, che vede la maggior parte degli studenti immigrati, in realtà nati in Italia, la mancanza di accordi per il rimpatrio al fine pena, ora ripresi, la mancanza di accordi per il rimpatrio di irregolari, l’incapacità di formare e sostenere famiglie disposte ad accogliere minori stranieri non accompagnati, secondo il modello del Diritto di famiglia in Italia.

     

    Povertà

    1 milione e 600 mila stranieri residenti in povertà assoluta, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari, con le famiglie immigrate che costituiscono circa un terzo di tutte le famiglie povere in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. Il 20% degli incidenti sul lavoro riguardano cittadini immigrati.

    Casa

    Difficoltà d’accesso. A fronte di circa 80% di italiani che ha una casa propria, i migranti che hanno una casa sono il 20%. L’affitto pesa – soprattutto nelle grandi città fino al 70% sullo stipendio. La difficoltà dell’accesso alla casa porta con sé la difficoltà dei ricongiungimenti familiari, con il rischio ce il lavoratore straniero abbandoni presto il lavoro e il paese. La media degli alloggi popolari negli altri Paesi europei è del 20%, mentre in Italia sono il 4% e di questo patrimonio una parte è inutilizzato perché da ristrutturare. L’ultimo piano di case popolari è degli anni ’50, promosso da Fanfani, la Pira, Marcora. Oggi l’ Italia ha un patrimonio di case popolari costituito dal 4% delle case a fronte del 20% in Europa. Sull’accesso alla casa popolare da parte degli immigrati (che varia dal 5% al 19%) sono state denunciate varie discriminazioni.  E il caso, solo per rimanere alle pronunce più recenti, della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato costituzionalmente illegittimo, per violazione dell’art. 3 della Costituzione, la legge della Regione Liguria 29 giugno 2004 n. 10, nella parte in cui prevedeva che per accedere alle graduatorie per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica fosse necessaria la residenza o l’attività lavorativa da almeno 5 anni nel bacino di utenza a cui appartiene il Comune che emanava il bando (Corte costituzionale, sentenza n. 77 del 20 aprile 2023). Una pronuncia, questa, di uguale tenore a quella con cui la medesima Corte aveva dichiarato l’illegittimità di un analogo requisito previsto nella legge della Regione Lombardia n. 16/2016 per accedere ai servizi abitativi (Corte costituzionale, sentenza n. 44 del 9 marzo 2020).

    Carcere

    17.987 sono i detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane al 15 giugno 2023, pari al 31,3% del totale della popolazione detenuta. Erano oltre il 37% quindici anni fa. Tale percentuale è stata in sostanziale calo continuo da allora a oggi. Il problema fondamentale dei detenuti – che commettono soprattutto reati contro il patrimonio – – è l’impossibilità di un cammino di recupero – come prevede la Costituzione – perché 9 su 10 non hanno accesso a misure alternative e, pertanto, al termine della pena, non avendo per lo più un titolo di soggiorno, sono espulsi. 6.383 sono i migranti che nel corso del 2022 sono stati ‘trattenuti nei CPR, luogo già condannato nel 1992 dalla Corte Costituzionale per la mancata tutela dei diritti umani, quasi la metà dei quali usciti dal carcere e trattenuti in attesa di espulsione.

    Irregolarità

    Oltre la metà degli immigrati in Italia sono stati regolarizzati dalle otto sanatorie o emersioni del lavoro nero. Il sistema dei flussi – tuttora in vigore – ha generato sempre periodicamente irregolari e regolarizzazioni. Oggi , con poco meno di 500.000 irregolari siamo ancora nella medesima situazione.

    Difficoltà di percorsi di integrazione

    Certamente non sono facili, ma ci sono anche poche risorse, i percorsi d’integrazione, che è sempre un processo bilaterale, che salvaguarda da una parte l’identità, ma anche la diversità. Queste difficoltà portano a gravi disagi sul piano psico-fisico fino a situazioni psichiatriche crescenti, soprattutto negli adolescenti e nelle donne, generano suicidi tra i migranti, atteggiamenti gravi dei padri nei confronti delle figlie – arrivati anche a omicidi -, abbandono scolastico, fughe da casa, costituzioni di baby gang. Queste problematiche chiedono percorsi educativi, scolastici specifici per i quali purtroppo non esistono molte risorse.

    Difficoltà di gestione del passaggio di richiedenti asilo e rifugiati

    Tutti abbiamo di fronte le immagini degli sbarchi a Lampedusa e nei porti del mediterraneo o la via balcanica, con morti – più di 2500 lo scorso anno su entrambe le rotte. In dieci anni sono sbarcate più di un milione di persone. Delle quali sono rimaste in Italia 100.000 persone. L’Italia è un Paese di transito, non dove si fermano coloro che sono in fuga per i diversi motivi (guerra, cambiamenti climatici, tratta e sfruttamento, miseria, persecuzione politica o religiosa). Il nostro sistema di accoglienza dei richiedenti asilo non vede risorse per fare in modo che le persone si fermino sul nostro territorio, favorendo la conoscenza della lingua, un’abitazione e la trasformazione di un permesso per protezione internazionale in un permesso per lavoro. Come pure il nostro sistema di cooperazione allo sviluppo nei confronti dei Paesi di partenza dei migranti e richiedenti asilo si è indebolito, anziché rafforzarsi. Il problema reale è riconoscere questi volti e tutelarli nei Paesi di partenza oltre che al loro arrivo nei nostri Paesi. Il 29 gennaio 2024è stato presentato il Piano Mattei “sullo sviluppo italiano in Africa”. Il Piano Mattei attuale non è un piano di collaborazione e non è nato con 10 anni di studio di giuristi come Fanfani e La Pira o di economisti come Vico e Vanoni all’Università Cattolica per una cooperazione allo sviluppo, così come la intendevano Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio e padre Lebret con il suo piano Umanesimo e integrazione, che aveva favorito la nascita in Senegal di una riforma agraria simile a quella che era avvenuta nel Delta del Po con Segni, Fanfani e Colombo dove quattro  latifondi sono diventati 4.000 piccole imprese.

    Non si può utilizzare un uomo così importante e una storia così importante, com’è stato il Piano Mattei, di sviluppo dei paesi più poveri dell’Africa, per i propri interessi con un ammontare di risorse di 5 miliardi di euro quando l’Europa, con il piano Africa, di cui è stato Presidente anche Romano Prodi, sta investendo 157 miliardi in diversi Paesi. Sosteniamo allora un piano europeo così come è stato fatto dal 2007 e che sta portando effettivamente dei benefici.

     

    Conclusione

    L’Italia da sola oggi non riesce a fare uno scatto in avanti sul piano economico, demografico, nella rigenerazione delle città e dei paesi: mancano 500.000 lavoratori annualmente, in agricoltura, nella ristorazione, nelle costruzioni, nelle imprese artigiane, nei servizi alla persona e che diano risorse anche sulla Previdenza e sulla sanità. Attualmente manca l’attrazione verso il nostro Paese di persone e imprese, i migranti non arrivano più e molti di più sono gli emigranti.

    Serve una nuova politica migratoria, centrata sulla realtà e la legalità, ma anche su percorsi di accoglienza, di tutela, di promozione della capacità delle persone, di cittadinanza, sulla sicurezza sociale. La vera sfida è multiculturale, interculturale, interreligiosa per costruire una città diversa, una città che sappia effettivamente portar dentro la città i migranti. Come abbiamo portato in città tutti coloro che erano esclusi dagli anni ’50, con la Merlin, agli anni ’70 con la legge Gozzini e la legge Basaglia.

    Questa è la vera sfida che passa anche attraverso una politica diversa, una governabilità diversa, passa attraverso “una cultura dell’incontro” e passa anche attraverso una intelligenza nella fede che aiutano a leggere le migrazioni come “un segno dei tempi”: l’aveva detto San Giovanni Paolo II, l’aveva ripetuto Benedetto XVI e oggi lo ridice Papa Francesco nella “Fratelli tutti”.

    Serve, infine, una comunicazione che sappia valorizzare le storie reali della maggior parte dei migranti, lavoratori, imprenditori, famiglie, studenti. Oggi solo il 7% degli articoli della stampa parla di queste storie quotidiane, mentre dedica il 93% delle notizie agli sbarchi, ai reati degli stranieri, agli irregolari. Non si costruisce un Paese diverso con la falsità, ma con la verità.

    Pensieri…

    VUOI SAPERE COME DIVENTARE SOCIO ACSE? 

    LA CARITA’ DEL PAPA C’E’

    Vista la situazione non buona del Banco Alimentare  degli ultimi tempi, quando abbiamo bisogno di viveri e materiale per la casa ci rivolgiamo all’Elemosiniere del Papa Card. Konrad Krajewski.

    Lo stesso Cardinale in persona carica la macchina di P. Milani di ogni ben di Dio. (come da foto)

    Infinite grazie e una preghiera per il Papa.

    Significativo  incontro di SCUOLEMIGRANTI presso la nostra Sede.

    FATTO DAL

    LABORATORIO

    TAGLIO E CUCITO

    ACSE

     

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    con una borsa di studio

    di 900,00 € annuali (anche a rate).

    Aiutare i migranti con una borsa di studio è aiutare un paese a migliorarsi, a crescere nella cultura, a proiettarsi verso il futuro con competenza e operosità significativa.

    Negli ultimi anni ben 15 migranti che hanno usufruito della borsa di studio si sono laureati. Uno di loro, Kone Abdoul, rifugiato politico, ha ricevuto il premio destinato ai 500 studenti più meritevoli di tutti gli atenei statali italiani.

    E’ possibile entrare in relazione con gli adottati.

    Per inoltrare i contributi servirsi di:

    INTESTAZIONE: ACSE

    BANCA ETICA (filiale di via Parigi, 17, Roma)

    IBAN: IT 46 Y05018 03200 0000 1694 4191

    Causale: adotta studenti universitari migranti

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    Dona il tuo 5×1000 all’ACSE per rendere possibili tutti i suoi servizi per i migranti: corsi di italiano e inglese, informatica, taglio e cucito, ambulatorio odontoiatrico,  borse di studio per universitari, distribuzione viveri ect…

    Può essere poco quello che si dona, ma per molti è l’essenziale. GRAZIE

    LINEE GUIDA ACSE

    1. Favorire una cultura di rispetto della vita e delle persone nei loro diritti e nella loro identità che porti a un maggiore senso di umanità nelle relazioni fino a una fraterna solidarietà nella giustizia. C’è esigenza di passare dalla multiculturalità alla interculturalità e ad una accoglienza ordinata alla integrazione. Non è possibile passare sotto silenzio decreti, slogan, interventi contro il buon senso dell’umanità che ci portano ad atteggiamenti di puro razzismo.
    1. Qualificare sempre più professionalmente i servizi attualmente resi e ricercandone dei nuovi, secondo le nuove esigenze. Ben sapendo che, al di là dei servizi offerti, occorre maturare una attenzione e sensibilità rilevanti per le singole persone dei migranti, cercando di conoscerle nella loro identità e valori. La conoscenza è essenziale per chi cerca di accompagnarli sulla strada dell’inclusione sociale e dell’interazione culturale. Non sarebbero estranei quindi dei corsi di formazione anche per coloro che rendono i servizi.
    1. Promuovere, motivare e coordinare un volontariato gratuito, che per caratteristiche generazionali e provenienze professionali costituisce un potenziale necessario per la vita dell’Associazione. Con una nuova condizione: la partecipazione degli stessi migranti, come soggetti di servizio e non più destinatari.
    1. Essere presenti e, per quanto possibili, promotori, di campagne e azioni ai più diversi livelli a favore dei diritti dei migranti e per un loro progressivo cammino verso l’integrazione.
    1. E’ bene quindi relazionarsi e interagire, senza contraddire le proprie finalità, con le non poche associazioni e organismi simili. Senza escludere interventi di denunce. Migliorare la rete di relazioni con attori pubblici e privati. Solo una azione comune è incisiva e ha premesse di risultati.
    1. Costituire un fondo per sostenere le borse di studio per studenti universitari migranti, nella prospettiva di formare dei leader che saranno promotori di sviluppo e progresso nei loro paesi.

    (Dal discorso del presidente dell’Acse P. Venanzio Milani, il giorno dell’inizio delle celebrazioni del 50° anniversario dell’ Associazione comboniana servizio emigranti e profughi)

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    FIDES

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      9 Gennaio 2025 – L’Inps e la Fondazione Migrantes promuovono e organizzano il convegno “@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario” che si terrà il 23 gennaio 2025 alle ore 9:00 presso Palazzo Wedekind (Piazza Colonna, 366) a Roma. L’incontro sarà un’occasione per approfondire i temi dei flussi migratori con particolare riferimento alle conseguenze in The post Inps e Fondazione Migrantes: “@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario” appeared first on Migrantes Online.

    • Epifania: la tradizione della “Messa dei popoli”. A Bologna ha presieduto il card. Zuppi
      by Simone Sereni on 8 Gennaio 2025 at 15:40

      8 Gennaio 2025 – «Noi siamo i nuovi Magi, tutti cercatori di futuro, di luce che non finisce, di speranza per la vita, di luce vera che non deluda». L’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi ha presieduto nella Cattedrale bolognese la cosiddetta “Messa dei Popoli”, in occasione della solennità dell’Epifania. The post Epifania: la tradizione della “Messa dei popoli”. A Bologna ha presieduto il card. Zuppi appeared first on Migrantes Online.

    • Libia, il caso di Naima Jamal e la tratta dei nuovi schiavi
      by Simone Sereni on 7 Gennaio 2025 at 13:50

      7 Gennaio 2025 – Alcuni quotidiani nazionali stanno riportando la storia di Naima Jamal, resa nota da un comunicato di “Refugees in Libya”, rilanciato ieri dalla ong Mediterranea. Il comunicato include la foto che ripubblichiamo e un video in cui si vede la ragazza torturata. Secondo “Refugees in Libya” e Mediterranea, il video è stato The post Libia, il caso di Naima Jamal e la tratta dei nuovi schiavi appeared first on Migrantes Online.

    • A Rimini, il 6 gennaio tutti “in viaggio coi Re Magi”
      by Simone Sereni on 27 Dicembre 2024 at 11:30

      27 Dicembre 2024 – Lunedì 6 gennaio, nel giorno dell’Epifania, si terra a Rimini la seconda edizione de “In viaggio con i Re Magi“, una parata multiculturale organizzata e promossa anche dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Rimini. Un evento all’insegna dell’inclusione e della tradizione natalizia con 400 figuranti in abiti storici, 200 musicisti e rappresentanti The post A Rimini, il 6 gennaio tutti “in viaggio coi Re Magi” appeared first on Migrantes Online.

    • “Per un Natale di pace disarmato”. L’augurio di mons. Perego
      by Simone Sereni on 23 Dicembre 2024 at 8:00

      23 Dicembre 2024 – “Per un Natale di pace e disarmato”. Questo è l’augurio al centro del messaggio, pubblicato sul settimanale diocesano La Voce di Ferrara, di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes. A Natale il Bambino che nasce è il “Principe della pace”, con il quale “la pace non The post “Per un Natale di pace disarmato”. L’augurio di mons. Perego appeared first on Migrantes Online.

    Foto Gallery
    Giubileo 2019

    ESAMI CELI IN ACSE – livello A2/B1/B2- anno scolastico 21/22

    Lo Screening dell’ACSE

    Visita alla città

    Angelus 26.09.2021

    Ringraziamenti

     

    Un sincero GRAZIE a tutti quelli che collaborano alla riuscita delle attività dell’ACSE a favore dei migranti.

    Ancora una volta ringraziamo il Card. Reina Baldassarre e gli uffici del 8×1000 del Vicariato di Roma per il contributo elargito all’ACSE per continuare i servizi a favore dei migranti.

    Un riconoscente ringraziamento all’associazione S.I.R.I.O. ROMA per il contributo a favore dell’ambulatorio odontoiatrico ACSE. Un particolare grazie al dottor Roberto Pistilli e al dottor Antonio Ruffa.

    Un sincero grazie anche alla fondazione Deloitte ETS per il contributo.

    Progetti

    Abbiamo progetti che cercano di rispondere alle molteplici necessità dei migranti

    che arrivano nel nostro paese:

    di tipo culturale, ricreativo, lavorativo. Anche tu puoi collaborare.

    “Vorrei che ci fossero più persone ad offrire le loro mani per servire e i loro cuori per amare.

    Non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare.” 

    Servizio alimentare

    Progetto 1

    La richiesta di viveri per singoli e famiglie è aumentata. Chiediamo contributi a persone solidali.

    Quest’anno abbiamo aiutato 52 studenti universitari migranti con borse di studio di 900,00 euro annuali. Se aiutati, possiamo continuare a dare le borse di studio.

    Ogni settimana riusciamo a curare dai 25 ai 30 migranti nell’ambulatorio. La prestazione è gratuita, ma occorrono materiali quali otturatori, disinfettanti, ect. che verranno acquistati. Ci affidiamo alla generosità dei benefattori.

    “Urge un cambio di atteggiamento, per superare l’indifferenza e anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte”

    Video Gallery

    Il nostro Staff

    P. Venanzio Milani

    Presidente

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    Vicepresidente

    Gianfranco Caporossi

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    Tesoriere

    Sr. Lucia Cacelli

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    Consigliera

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    Sabato e Domenica: Chiuso

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    Resp. Segreteria

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    “L’ACSE esiste per un servizio ai migranti,

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