Il ministero di lotta contro la tratta di persone, è strettamente legato al fenomeno migratorio.
La tratta di esseri umani è come un meccanismo perverso che cattura e stritola le persone, “ma tanti granelli di sabbia possono fare in modo che i suoi ingranaggi si inceppino”. E’ questa l’immagine che a volte uso, spiegando l’importanza di coinvolgerci, o almeno conoscere questo fenomeno.
Secondo le Nazioni Unite, si stima che 50 milioni di persone siano vittime della tratta a livello globale. Coloro che ne soffrono maggiormente le conseguenze sono donne, bambini, migranti e rifugiati. Una vittima su tre è un bambino, mentre il 79% delle vittime dello sfruttamento sessuale a livello globale sono donne e ragazze. Guerre, conflitti, violenze, povertà, catastrofi ambientali in tutto il mondo portano le persone ad abbandonare le proprie case, rendendole particolarmente vulnerabili alla tratta e allo sfruttamento perché spesso si fa ricorso a trafficanti o al mercato nero per spostarsi da un Paese all’altro. A questo si aggiunge un’altra forma di tratta che è lo sfruttamento online.
Intaccare l’indifferenza che rende invisibili le diverse forme della tratta è una priorità. E’ importante agire un po’ a tutti i livelli: sociale, economico, anche ecclesiale, direi. Il fenomeno della tratta fa paura e spesso si è tentati di distogliere lo sguardo, di non immischiarsi.
Gli sfruttatori conoscono una sola strategia, quella del terrore. E’ in questo modo che annullano la volontà di resistenza di una persona che non è più capace di dire “basta” alla vita di strada, perché nella paura è difficile fare scelte positive. Un cammino di rigenerazione e risurrezione potrà durare anche 10 anni, prima che la persona sfruttata, possa riacquistare la sua piena identità, libertà, dignità.
La “Rete Antitratta USMI di Roma”, composta di 22 persone, religiose e laici, cerca di fare prevenzione nelle parrocchie della città, per aiutare le persone a prendere coscienza di questo fenomeno colmo di sofferenza.
Cosa possiamo fare noi? Prima di tutto informarci, leggere cose sane sulla realtà delle schiavitù moderne; versare poi “piccole gocce di umanità” sulle persone che incontriamo, spesso lo possiamo fare tramite il Volontariato; incontrare lo sguardo delle persone che incontriamo per la strada ogni giorno, forse un giorno una persona ha uno sguardo che chiede aiuto, saperle indirizzare a chi potrà aiutarle; cambiare a volte il nostro linguaggio culturale, queste persone non sono vittime, sono per noi “sorelle” che hanno incontrato nel loro cammino la violenza, la sofferenza e a volte la morte.
Abbiamo anche due mezzi importanti per parlare della lotta contro la Tratta di persone:
- Una mostra fotografica di 12 pannelli, che coinvolge molto le persone che la contemplano.
- Un Film-documentario, dal titolo “SUE” della Regista Elisabetta Larosa, film prodotto e distribuito dalla Movie Factory srl di Francesco Paolo Montini.
Infine abbiamo la nostra esperienza personale di contatto con le “sorelle” che cadono nella rete Tratta. Ma questa lotta che facciamo, deve essere una “passione” dentro il nostro cuore, di chi sceglie questo ministero difficile e anche pericoloso, con la consapevolezza che solo il Signore Gesù è il vero Salvatore di ogni vita, noi siamo “piccoli granelli di sabbia fatti di bene”, oppure “piccole gocce di umanità e di consolazione” che versiamo sui fratelli e le sorelle che incontriamo.
Sr. Maria Rosa Venturelli
Missionaria Comboniana
Rete Antitratta USMI Roma
Roma, 15 giugno 2025