Nel suo messaggio per la 58ª Giornata mondiale della pace 2025, che si celebra domani primo gennaio, Papa Francesco elenca una serie di questioni globali e si concentra in particolare sul debito dei Paesi poveri, di cui sostiene la riduzione se non la cancellazione. Egli denuncia il debito estero come “uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati”. Accanto alla riduzione del debito, egli auspica una “architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale” in grado di evitare un “un circolo vizioso di finanziamento-debito”.

Il Papa: l’umanità minacciata dalle disparità, condonare nel 2025 il debito ai Paesi poveri

Se guardiamo la mappa dei Paesi più indebitati, con poche eccezioni, la stragrande maggioranza si trova in Africa. Il suo Paese, il Burkina Faso, è uno dei 10 più indebitati. Può spiegarci qual è il peso del debito di questo Paese?

Ogni anno, un Paese come il Burkina Faso purtroppo registra uno squilibrio di bilancio. La stragrande maggioranza dei Paesi con questa esperienza cronica di deficit di bilancio e debito, che si accumula nel tempo, si trova in Africa. E purtroppo un Paese come il Burkina Faso è uno di questi. Il suo prodotto interno lordo sarà di circa 21,4 miliardi di dollari nel 2024. Secondo la Banca Mondiale, il debito pubblico totale del Burkina Faso per il 2024 è stimato al 57,4% del suo PIL. Si tratta di un fardello enorme, il che significa che praticamente tutta la vita del Paese sarà spesa per ripagare i debiti.

È utopico pensare che i debiti vengano cancellati?

Non è del tutto utopico pensare che i creditori possano cancellare i debiti. Ci sono diverse ragioni per questo. La prima è che questo è già accaduto in qualche misura in passato. Dal punto di vista economico non era nell’interesse dei creditori lasciare alcuni Paesi in default. Ci sono anche ragioni etiche e umane. Se riprendo il caso del Burkina Faso, che deve sottrarre più della metà della sua ricchezza per pagare il debito, da un punto di vista etico non fa onore all’umanità che la gente lavori quasi esclusivamente per pagare un debito estero. In secondo luogo, ci rendiamo conto che il debito non è solo colpa dei Paesi poveri. Spesso i Paesi creditori hanno una responsabilità nel contrarre un debito che può portare i Paesi a un processo di rimborso perpetuo. Credo che stia diventando un imperativo e un dovere morale sia per i Paesi poveri che per quelli creditori lavorare fianco a fianco per cancellare il debito, a patto che non sia una ripartenza perpetua.